Sarah Ferrati, come ricorda Loriano Gonfiantini, “si innamora del teatro di prosa a soli sei anni di età - è nata a Firenze il 9 dicembre 1909 - e in seguito incomincia alla grande la sua carriera di attrice professionista.
Si diploma all' "Accademia dei Fidenti di Firenze",
Nel 1933 partecipa alla “Rappresentazione di Sant’Uliva”, sotto la guida di Copeau.
Nel 1934 interpreta il ruolo di Elena nel “Sogno di una notte di mezza estate”, regia di Max Reinhardt.
Questi due spettacoli, sottolinea Gonfiantini “ appartengono alla storia del Maggio Musicale Fiorentino e a quella della regia del teatro del novecento in assoluto”.
Nella seconda metà degli anni Trenta e nei primi Quaranta, in coppia con Besozzi, Melnati, Falconi, Ricci, Benassi, Randone ed altri attori prestigiosi, si dedica a un repertorio vario, ma sempre in controtempo con la convenzione consumistica di un teatro parallelo al cinema dei telefoni bianchi, rappresentando Wilde, Shaw, Ibsen, Praga, Bertolazzi, Shakespeare .
In breve passa da ruoli di "ingenua" a quelli di "prima donna".
Nel 1943 entra a far parte della Compagnia Stabile del "Teatro Eliseo" di Roma, ed interpreta con successo “La professione della signora”.
Ormai è una diva, e si fa apprezzare anche come interprete di opere di Pirandello e di Cechov.
Nei primi anni '50, diretta da Luchino Visconti, riscuote grandi consensi sulla scena in piece come “Medea” di Euripide e “Tre sorelle di Anton Cechov”.
Nel 1953 passa al Piccolo Teatro di Milano, e sotto la regia di Giorgio Strehler, si cala in ruoli di eroine affrante, come Liuba ne “Il giardino dei ciliegi “di Cechov (1954) e l'eccentrica protagonista de “La folle di Chaillot “di Jean Giraudoux (1953).
Nel 1964 il suo nome torna a brillare quando interprete la moglie derelitta protagonista dell'amara commedia “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee, diretta da Franco Zeffirelli.
Come evidenzia Gonfiantini “riunisce in sé l’autorità della grande attrice di tradizione e la disciplina necessaria a una nuova concezione scenica che richiede allo spettacolo unità e coerenza stilistica, lavorando dal Quaranta fino agli anni Ottanta, con registi innovativi come Ettore Giannini, forse il suo preferito, Orazio Costa, Giorgio Strehler, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, tra i più noti”.
Nella piena maturità, accanto a Cechov, Lorca, Giraudoux, Praga, Bontempelli, Dürrenmatt, si dedica al teatro classico, affermando opere di Eschilo e Euripide, prima in teatro poi, con grande coraggio, sul piccolo schermo della giovane, intraprendente televisione italiana, avvicinando al grande pubblico testi giudicati impossibili: coraggio che solo la sua arte e la sua autorità potevano giustificare.
Dopo anni di insistenza con i dirigenti della TV - che lo giudicavano un testo troppo difficile e per pochi – nel 1972 riesce a far produrre “Sorelle Materassi” del suo adorato Aldo Palazzeschi, di cui ne è la protagonista con Rina Morelli, e co protagoniste Ave Ninchi, nel ruolo della domestica e Nora Ricci, la terza sorella.
Oltre che per le meravigliose interpretazioni di queste quattro donne, le “Sorelle Materassi” sono annoverate negli annali della televisione per essere il debutto del premio oscar Roberto Benigni, che qui interpreta per pochi secondi il ruolo di un giovanotto che passa, con la fidanzata, sotto casa delle sorelle e lancia loro un commento sarcastico sulla loro “bellezza”.
Attrice singolarissima nel panorama italiano, ha scardinato e capovolto la convenzione dei generi teatrali: ha dato uno spessore tragico venato d’assurdo al teatro borghese, e al teatro classico e contemporaneo di rottura un realismo dai toni a volte paradossalmente familiari e discorsivi, con effetti stranianti di grande fascino.
Sarah Ferrati recita per quasi cinquant’anni, fino a pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta a Roma il 3 marzo 1982.